L'equilibrio lo vedi quando stai per cadere. L'equilibrio lo senti nelle gambe che ti stanno per cedere. L'equilibrio è la forza che pensavi di non avere, le parole che non avresti mai pensato di pronunciare, la vita che non avresti mai pensato di vivere. L'equilibrio è anche il tempo uggioso di maggio, quel tempo che ti prepara a vivere ancora più intensamente la stagione che sta per arrivare.
Equilibrio è un termine latino, composto da "uguale" e "bilancia". La bilancia è per eccellenza il mezzo attraverso il quale testare l'equilibrio tra due corpi: se i piatti della bilancia sono perfettamente allineati fra di loro, allora c'è equilibrio. La stessa vita è una continua ricerca di equilibrio, fin da piccoli. Equilibrio con noi stessi, equilibrio con gli altri, equilibrio con il mondo intero. L'equilibrio è un po' l'io della situazione, la struttura freudiana che deve mediare tra l'istanza pulsionale, e l'istanza moralista. Ma, equilibrio non è per forza sinonimo di benessere. Equilibrio non è solo un perfetto e intangibile allineamento. Perché il valore dell'equilibrio dipende dalla persona che sta in equilibrio, dal piede un po' dentro e un po' fuori, dal corpo proteso in avanti, ma con le gambe ancora ferme.
L'equilibrio è, forse, quello che è mancato ai fiumi per non straripare, per non allagare le case di migliaia di persone. Quelle persone che da giorni spalano fango, e nel fango cercano di ritrovare un po' loro stesse, il ritmo che scandiva il passare sereno della loro vita. Una vita messa in ginocchio da un pianeta che, in ginocchio, ci sta ormai da troppo tempo. Un pianeta che le ginocchia le sta consumando, pur di resistere. Un pianeta che sta pretendendo l'equilibrio che gli è stato tolto, derubato, strappato proprio come si strappa un brutto ricordo. Perché, se si rimane sordi a lungo, il grido d'aiuto non cesserà finché i risultati non saranno visibili. È l'ironia della vita, che ti porta a vedere quello che non volevi vedere, a spolverare quella stanza rimasta chiusa per anni, a mettere ordine al disordine che tu stesso hai creato.
Eppure, l'equilibrio non nasce mai da una situazione di altrettanto equilibrio. L'equilibrio prende forma dal caos, dal disordine. È il disordine che ti costringe a mettere ordine. È il disordine che ti porta ad aprire porte scomode. È il disordine che ti fa vedere nello specchio, riflesso, accanto a tutti i pezzi della tua vita da riordinare. È il disordine che ti mostra il tuo ordine: l'ordine che hai dentro, quello che ti guida senza farti schiantare, l'ordine che riordina la tua stessa vita. Vale un po' la regola dell'ansia: livelli intermedi di ansia permettono di apprendere in maniera ottimale. Livelli intermedi di disordine ti fanno vivere appieno. Perché, è quando sei immerso nel tuo disordine, che puoi capire a cosa dare priorità, cosa riordinare, cosa mettere al proprio posto.
Una frase di Ewa Radomska recita:
L'ordine è necessario per non perdersi, il disordine per ritrovarsi.
Se non ti perdi, non potrai mai ritrovarti. E, l'equilibrio non serve per ritrovarsi, l'equilibrio serve per perdersi, per esplorare nuovi sentieri sapendo di avere un piede ben piantato per terra, e l'altro sollevato da quella stessa terra. L'equilibrio serve per scompigliare la tua vita, far volare le foglie finalmente libere, a metà tra cielo e mare. L'equilibrio non lo devi perdere per poterlo ritrovare, l'equilibrio lo devi ritrovare per poterlo perdere mille altre volte.
È solo perdendo l'equilibrio, che tu puoi ritrovarti. È solo quando non hai più nessuna certezza, che puoi riconoscerti nel tuo mare di incertezze. Un po' come maggio, che ha perso il suo equilibrio delle belle giornate di sole, e si è ritrovato nelle giornate uggiose. Non per questo maggio è meno maggio, ma ha solo scoperto sé stesso in un nuovo equilibrio. E, se non riesci a ritrovare il tuo equilibrio, è perché il tuo equilibrio sei tu. Un equilibrio fatto di sole e di pioggia contemporaneamente. Un equilibrio fatto semplicemente e meravigliosamente di te.