Esserci

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26/07/2022

È proprio vero che una cosa non la comprendi fino in fondo finché non la vivi. Solo vivendola la svisceri: riscopri te stess*, per quello che sei, per quello che vorresti essere, per quello che non sarai mai. Arriva il tuo punto di svolta, la vita ti presenta il conto: o vai avanti, rischiando di perdere ciò che fino ad ora hai guadagnato, o rimani immobile. Non esiste un'altra alternativa. O, forse, c'è, ma non la vogliamo vedere. Basterebbe, allora, raccontarsela in modo differente

Trovare le parole è, spesso, molto complesso, intricato. Una rete fitta di pensieri, emozioni, sensazioni, percezioni che non raccontiamo, o che vorremmo raccontare, ma non riusciamo. Eppure, le convinzioni, le nostre convinzioni, sono sempre dentro di noi. A volte prendono una strada diversa, fanno lunghi giri prima di tornare, svelarsi, lasciarsi accarezzare per quello che sono: pezzi di vita che ci portiamo dietro, attimi che costruiscono la nostra persona. Esistono, però, eventi che ci fanno vacillare, cadere, aggrappare ad una fune molto sottile. Una fune che non riconosciamo. Una fune che vorremmo lasciare. Una fune che è un po' la nostra fine: la fine della persona che siamo, l'inizio di quella che saremo.

Si dice che gli eventi negativi, delicati, estenuanti, fortifichino l'essere. Difficile da credere, però, quando ti sembra di ruotare su un mulino a vento, dove l'aria è troppo forte e ti manca il respiro. Annaspi, ma cerchi di calmarti, di non pensarci, di cadere senza farti male. Ma, si può davvero cadere senza farsi del male? È come svegliarsi una mattina e, di colpo, avvertire un dolore: schiena, gambe, braccia, non fa differenza. Eppure, quel dolore, quella ferita, non sai dove tu te la sia procurata. C'è oggi, c'era ieri, ma non si vedeva, tu non la vedevi. Perché noi vediamo le cose, le riconosciamo quando siamo pronti a farlo, o quando le cose sono troppo grandi per continuare ad essere ciechi

Questa apparente cecità ci permette di andare avanti, di rimuovere o non accettare ciò che ci fa più male. Ci permette di vivere, lì dove la vita può ancora essere leggera. Prima o poi, però, ogni nodo deve essere sciolto: non importa quanto sia grande, quanto sia stretto, così come si è annodato, troverà un modo per districarsi. E, il modo si trova non sempre e non solo se lo si vuole, ma anche se ci sono le possibilità. Possibilità che possiamo costruirci proprio perché sono possibili: esistono insieme a ciò che viviamo, si nutrono dello stesso flusso di vita che ci mantiene in vita. 

Una famosa frase di Malcolm Forbes afferma che: 

Essere presenti è molto più che essere qui.
Malcolm Forbes

Davanti alla paura di non farcela, all'abisso in cui ci immergiamo, ciò che può salvarci è proprio la presenza di chi c'è senza esserci, di chi ci ama senza dircelo, di chi ci stringe senza farci del male. Ciò che ci salva dalla vertigine è la presenza che arriva prima che noi lo chiediamo, è la mano alla nuca prima di una caduta. È lo sguardo attento e rivelatore, quello che non chiede nulla, ma ti ascolta, ti supporta, ti accarezza dolcemente

Le sfide nella vita ci saranno sempre. Perché così come non esiste un sole bello e luminoso senza una notte buia e tempestosa, non può esistere nemmeno una grande discesa senza un'alta salita. Il dolore ci rende ciò che siamo: a volte estroversi, altre silenziosi, a volte irascibili, altre amicali. Però, siamo pur sempre noi. Uomini e donne che combattono, che si dimenano, che acclamano i propri diritti. L'esserci è un diritto. Un diritto che ci riserviamo e riserviamo alle altre persone. E, la vita ci pone in condizione di esserci. Dobbiamo scegliere noi a chi offrire la nostra presenza. Dobbiamo scegliere noi il nostro esserci nel mondo